lunedì 14 gennaio 2013

"La libertà non è star sopra un albero"

Succede a volte, che ti fermi a pensare a cose che avevi tralasciato solo quando qualcun altro le ha fatte.
Oggi la prima delle mie due sorelle, quella istruita completamente, spicca il volo.
Ha lasciato un biglietto che ho visto solo tramite il solito socialnè, l'ha lasciato a mia mamma e alla seconda delle mie sorelle, perchè si trasferiva, cambio casa, cambio vita.

Ho ripensato a quando è successo a me, al fatto che non ho lasciato nessun biglietto, nessuna frase per farmi ricordare, tanta era la smania di andare via, e non perchè ci stessi male, anzi, ma perchè lo volevo troppo, lo volevo da anni, forse da tutta la vita.

Ricordo solo le facce di Annagi, che come al solito non parlava, per non condizionare, non strafare, non suggerire. Mi lasciava solo essere, qualcosa che ha sempre saputo fare.
Mi sono sentita un pò ingrata, a vedere che lei gli aveva lasciato un biglietto che io non ho lasciato.
E non una volta, ma due.
Io, la prima figlia.
Io, quella che ha mollato tutto nel giro di un mese, per due volte nello stesso modo, con quella smania di andare via, chissà dove, in un paese di 50.000 persone che è anche più triste di Selvino, in certi nodi.

Ma odorava di libertà.

Libertà dalla montagna che ti separa dalla vita. Da un supermercato, da una birra in un pub.
Dalla possibilità di scegliere.
Chissenefrega di cosa fai, puoi anche abbandonarti sul divano tutta la sera, ma lo decidi tu.
Non lo decidono trenta tornanti di cui conosco a memoria angolature, punti bui, larghezze.

Insomma, io quel biglietto non l'ho mai scritto, e mi dispiace.
Perchè so che Annagi l'avrebbe meritato, ma la mia smania di partire me l'ha fatto dimenticare, tralasciare, sminuire.
So che le avrebbe dato più conforto, più presenza, meno mancanza, l'avrebbe fatta un pò ridere e un pò piangere.

E io non gliel'ho scritto. Ho sottovalutato un sentimento che forse mi capiterà di provare.
E chissà se sarò capace di essere come lei. Di non prendermela per un biglietto non scritto.
Di vedere un figlio andare via senza mai cercare di deviarne l'idea.

Di assecondarne la libertà.