giovedì 29 dicembre 2011

zero.

Fine, sta finendo. Siamo agli sgoccioli, ultimi schizzi di questo mio anno zero che sta per evaporare.
E' stato un anno che mi ha segnato, in un modo o nell'altro, era inevitabile che fosse così, lo aspettavo e mi aspettavo che mi avrebbe portato riflessioni, pensieri, emozioni, reazioni più o meno sopite.

Mi ha portato a ricominciare a scrivere un blog, a condividere cose mie con perfetti estranei e inseparabili compagni di vita.
Ha risvegliato il senso del dovere verso il diritto della dignità del mio essere donna, mi ha messo di fronte a ciò che questa Italia malata ci butta addosso ogni giorno, in ogni posto di lavoro e non.

Aspettavo i miei 30, e intanto la mia Italia lacerata ne ha fatti 150.

Questo anno mi ha portato il primo viaggio con Lore, in un incontro panellenico che mi ha riempito di risvegli con sorrisi inarrivabili e buonumore a ciclo continuo.
Mi ha portato il primo compleanno di Lore, un'emozione impossibile da dimenticare, una serata perfetta da ricordare. In un certo senso, era anche il suo anno zero.

Ho ritrovato la bellezza nel riscoprire una fede politica smarrita da un pò di anni, colore arancio in piazza Duomo e un arcobaleno a trapanarlo, che sapeva di nuovo, di aria fresca, di vento che fa il suo giro. L'ultima volta che mi sono sentita così era il 2006, e Bertinotti diceva "Dedico questa vittoria a tutti gli operai", ero in vacanza con Annagi e la Cips, mi arriva un messaggio da A. con la citazione, e lei  aggiungeva: "e noi lo amiamo". Esistono messaggi che ricordi a memoria, ti restano addosso nonostante gli anni che passano.
Mi sono sentita vicina a questa vittoria, a chi se l'è goduta, a chi ne beneficerà per i prossimi anni, ha risvegliato un senso politico che pensavo di non poter provare più.
Sono stati giorni esaltati, non ci si credeva, ma è stato tutto vero. Già adesso quella magia si è dissolta, forse avevamo troppe aspettative, o forse troppa fiducia.

Ho comprato una WII che giace inerme dentro una cassapanca di vimini da mesi ormai. A., avevi ragione anche questa volta.

A giugno è arrivata la svolta. L'evento che costituisce un pò della sostanza del mio anno zero, in termini di impegno mentale, fisico, sociale, personale. Divento una volontaria di Emergency, entro in un mondo nuovo, che conosco per le sue grandi linee di pensiero e di attività; mi aspettavo di trovarci dentro tanto, ma non così tanto. Oggi, a distanza di 6 mesi, mi sembra un percorso che mi aspettava, mi sembra di esserci sempre stata, tutto è stato naturale, e io credo sia stato per l'etica, la struttura, le basi solide umanitarie e civili che questa associazione trasuda attraverso le sue attività, le sue iniziative, le sue parole.
Emergency è un sogno bellissimo che non si tocca, ma che si respira forte e che ti apre un mondo che tutti dovrebbero voler vedere.

Poi è arrivato, il giorno zero, il giorno dei miei 30, ne avevo una paura folle, ancora oggi mi fa strano pensare a quando mi chiedono, quanti anni hai-TRENTA. Difficile. Difficile quando non sai dove sbattere la testa, difficile quando inizi a fare il bilancio di quello che hai combinato, poi scopri che tutti lo hanno fatto quel bilancio, e a tutti mancava comunque qualcosa.
Allora non è il bilancio, non sono io, forse è la condizione umana di esseri insoddisfatti perché pieni di troppe cose.
Siamo pionieri dell'accontentamento. Pellegrini della ricerca della felicità. Cercatori d'oro nella miniera della perfezione. Rinunciare - alla perfezione, bisogna crederci davvero.
Salvarsi l'anima, con l'aiuto di una persona sola.

E' stato l'anno del 10mo anniversario della morte di Carlo Giuliani, in una Genova che non dimentica, in un'Italia che non dovrebbe dimenticare questa vergogna in cui la parola fine non trova posto.

Un'estate fatta di banchetti, pomeriggi in piscina, vacanze al mare con Lore, sagre rustiche di paese, gite a Gardaland, lezioni di addestramento canine, week-end a Firenze con Emergency per poi approdare ad un autunno strano, fatto di cambiamenti che assomigliano al cambio colore delle foglie sugli alberi.

Berlusconi si dimette, guardo servizi in tv dove la gente esulta come alla vittoria dei mondiali, 5 anni fa.
Legittimo godimento, copio uno degli slogan di quei giorni. Allora è vero che il vento fa il suo giro.
Passa tutto, tutto passa.

Cambiamenti interiori, impercettibili, sensazioni mescolate in un amalgama magnetico che ti trasporta con equilibrio. Ecco, il mio anno zero si chiude così, livellato, senza aspettative, senza paura, è la prima volta che mi succede, e questo pensiero a volte mi blocca, sono ancora io? A volte invece mi fa respirare, si sono proprio io. "Forse mi trovo".
Capisco che ne sono capace, che non l'ho mai fatto, e ora, alla fine del mio anno zero, lo faccio,e mi piace anche.
Contro ogni previsione. Contro ogni idea. Contro le debolezze di cui non sono mai riuscita a disfarmi, mi libero da ciò che vorrei dalle cose. Le accetto per come vengono.

Ho letto il mio oroscopo per il 2012, così, per essere preparata.
E diceva.
"vi tufferete nelle profondità dell'anima perché nessuna forma di abisso vi spaventa".
Anno zero può terminare.





lunedì 12 dicembre 2011

Sant' Annagi

Stanotte è la notte. Anche se non aspetto niente, oggi rimane comunque il 12 Dicembre, la notte di Santa Lucia.
Nella mia patria si usa al posto di Babbo Natale, perché noi comunque ci dobbiamo distinguere. A Natale ci si fanno i regali tra di noi, niente di magico, solo scambi materiali di regali e cibo.
La vera notte dell'attesa è questa che sta per arrivare, il momento perfetto è la mattina di domani.

Allora, si faceva così. Preparazione letterina verso metà novembre, dopo aver vagliato i milioni di oggetti del desiderio che passavano in tele.
La grafica della mia letterina era standard, sempre uguale, rifletteva ciò che poi il 12 mettevo in atto. Foglio protocollo a quadretti di quadernino, tagliavo le finestrelle sul primo foglio in modo che si vedesse un disegno sgangherato di Lei con asino, latte e fieno dietro.
Lei era sempre vestita da fata turchina, sempre bionda e senza occhi, perché era cieca.
A questa facevano capo le minacce di mia mamma, se non studi: niente santa lucia, se non porti i vetri al bidone: niente santa lucia. 12 Dicembre, a novembre era solo un traguardo da sudare.

Finché poi arrivava. A Selvino, come negli altri paesi bergamaschi, alle 8 di sera ci si trovava in piazza del comune, perchè passava Lei seduta sull'asino: anni dopo ho scoperto che ogni 12 dicembre qualche biondina dell'oratorio veniva sacrificata per una sera a passeggiare a -3°, sopra un asino, forse del colombo, lanciando caramelle cri-cri e cremini. Ma chi era lo sceneggiatore? Ti ringrazio, chiunque tu sia.

Un salto veloce da mia nonna a recuperare il fieno da posizionare sul davanzale esterno della finestra insieme a un bicchiere di latte freddo, da far scaldare a mia mamma quando Lei sarebbe arrivata. Eh si eh, mia mamma la incontrava. Letterina sul tavolino della sala e a letto, piccole parole sommesse di speranza condivise con la Rotter, quando ancora non era una Rotter.

Ore 7 del 13, cuore in gola, scendere dal letto e trovare la strada di caramelle di zucchero fondenti, le croste negli occhi e la voce che sale, destinazione finale: sala. Ci aspettano lì tutte le cose che avevamo chiesto, e anche di più, chi un paio di calzini con gommini, chi un paio di guanti (roba da mamme, avrebbe dovuto dirci qualcosa...), caramelle sparse ovunque, soldi di cioccolato e marshmallows giganti. Mia mamma che ci raggiunge, allora non capiamo il suo sorriso soddisfatto. Ora si, e quanto ci sembra diverso adesso. Ancora più pieno e ricco, se mai fosse possibile. Ci racconta di quando Lei è arrivata, cosa le ha detto, i regali per altri bambini del mondo che le ha lasciato in cambio. Che l'asino barbellava di freddo. Fantasiosa Annagi.

Poi scatta il raid a casa di mia nonna, senza neanche fare colazione, che per me è tutto dire.
Fiondarsi in pigiama-piumino-e-sciarpone a Cà di Tunù, su un lettone c'è una distesa di regali per ognuno di noi 15 nipoti (oggi siamo il doppio) e 9 figli (roba da mamme #2) e un irrinunciabile sacchetto con, nell'ordine: mandarini, arance e arachidi da sgusciare. Santa Lucia aveva un rito diverso in ogni casa, e noi non ce ne siamo mai chiesti il perché.

Poi si va a scuola, Lei è passata anche lì, ci sono caramelle parcheggiate su ogni banco. Non ci chiediamo neanche perché siano le stesse che ci lanciava Lei la sera prima per il paese.
La giornata scolastica si consuma nell'unico cinema del Paese, che apre oggi e il giorno di Natale, e di per sé quindi è un evento, una specie di festa cittadina, guardiamo un film buonista per bambini, ma non vediamo l'ora di tornare a casa a montare i contenuti delle scatole di Lego, provare giochi in scatola, vestire una nuova Barbie, goderci quell'attesa che ci ha consumati per cosi tanto tempo.

Ricordo con nostalgia questi momenti, ho dei flash precisi di determinati istanti che non vivrò più, istantanee di una vita che mi hanno riempito per così tanti anni, nonostante fossero create ad hoc.
Il giorno che ho scoperto che Lei era mia mamma, mi sono comportata da bambina, mi sono arrabbiata, pensavo mi avesse tolto la magia. Oggi so che non è così. Me l'ha regalata per sempre quella magia, in modo completamente gratuito, senza riserve, senza mai chiederne indietro un briciolo, sempre con quel sorriso del 13 mattina, ore 7, che mi porto ancora addosso, che ha il suo odore che annuso ancora oggi, quando la riabbraccio dopo 3 settimane che non la vedo, oggi che tutto è cambiato nella nostra vita, oggi che le letterine ce le scriviamo per tenerci in piedi, perché questo sappiamo e dobbiamo fare.
Perché sento di dovertelo Annagi, fosse solo per tutta la polvere di stelle che mi hai versato addosso da quando sono piccola.

Esistono magie che ti rimangono assorbite nella pelle, e Santa Lucia è una di queste.

Amo l'attesa, amo le emozioni che ti scaldano e ti riempiono, amo i ricordi che sono parte di ciò che sono oggi, amo una tradizione che rende felici, amo chi ha permesso tutto questo, per così tanti anni e per tutta la mia vita.